Vai al contenuto
Quartiere Navile

Freewear

Freewear Academy. Intervista a Muheddine

“Il mio sogno? Diventare un grafico solitario”.

Muheddine Bejaoui ha 17 anni ed è nato in Italia da genitori tunisini. Ha sempre vissuto a Crespellano fino a quando sette anni fa, insieme alla sua famiglia, si è trasferito in Bolognina.

Felpa nera, cappuccio sulla testa da cui esce un ciuffo di capelli neri e un sorriso contagioso.

Seduti ad un tavolo del Kinotto gli chiedo perché solitario. Abbassa lo sguardo. Sottovoce mi dice che gli piace stare a casa e che a volte non condivide le idee degli altri. “Mi dispiace però dirlo alle persone per paura di spezzare il cuore. Così, preferisco lavorare solo”.

Muheddine è uno che fa da sé. Sta studiando coding e assemblando un pc per poter continuare a lavorare con la grafica. Da alcuni mesi fa parte del gruppo di Freewear Academy, un percorso formativo altamente innovativo in fashion design che parte dall’identità della Bolognina, e che porterà alla produzione di una linea di moda sostenibile e inclusiva. Ovviamente, si occupa di graphic design e videomaking. “Qui ho capito che mettere le menti insieme poteva essere bello”.

Perché hai deciso di fare parte di Freewear e di cosa ti occupi in questo progetto?

 “Mi piace la moda, ma soprattutto creare, inventare. Mi piace perché siamo un gruppo grande e voglio vedere il risultato finale, che secondo me sarà una bomba. Faccio parte del gruppo di graphic design e videomaking. Una delle cose più belle è il font che abbiamo scelto per il logo. Una roba un po’ nerd, alla Pacman. Però te l’ho detto, sono appassionatissimo di grafica”.

Qualcosa ti spaventava all’inizio?

“No, però ero un po’ scettico perché sono tendenzialmente solitario e preferisco lavorare da solo. Poi ho fatto amicizia con gli altri e ho capito che mettere le menti insieme poteva essere bello e poteva nascere qualcosa di wow! Poi vedremo alla fine. La sua bellezza però sta anche nel fatto che è un progetto che stiamo facendo tutti insieme”.

Come hai conosciuto Baumhaus, che in Freewear si occupa della programmazione e del coordinamento didattico?

“Frequento l’IeFP Cnos indirizzo grafica e operatore di stampa. Baumhaus l’ho conosciuta alle scuole medie. Non facevo i compiti e una mia insegnante se n’è accorta. Mi ha dato un giornale e mi ha detto: ‘scegli un articolo e approfondisci’. La cosa mi piaceva e mi ha proposto il laboratorio di fotogiornalismo di Baumhaus. Da lì è iniziato tutto e ho frequentato diversi loro laboratori”.

 State realizzando uno spot per lanciare il brand… cosa avete portato della Bolognina nel progetto?

“Lo stile, che è street. Poi abbiamo scelto alcuni luoghi e saranno riprese persone che indossano i capi del merchandising della linea. Nello spot ci saranno due graffiti molto grandi, uno vicino al Comune di Bologna, l’altro vicino all’ex spazio dell’XM24. Altri luoghi sono piazza dell’Unità, ripresa da diverse angolazioni, che è il posto centrale dove tutti si ritrovano, ma anche il Comune che uno dei luoghi più imponenti e instagrammabili di Bologna e infine il monumento della Shoah per il valore simbolico… insomma, i luoghi più rappresentativi e carini della Bolognina”.

Ce ne sono altri che frequenti con i tuoi amici?

Noi stiamo nei cortili delle case, ma anche al Mercato Albani e al Boca, dove ci sono due cambi da calcio. Ci piacerebbe un posto più grande dove ritrovarci. Prima c’era l’XM24 e adesso non c’è più un posto come quello. Facciamo dei giri, chiacchieriamo, molti vanno in skate tutti i giorni”.

 Se ti dico Bolognina quali sono le prime tre parole che ti vengono in mente?

“Street, graffiti, movimento”.

 Cosa sarebbe da migliorare secondo te?

“Oltre ad un luogo più grande dove poterci ritrovare, altri punti di aggregazione. Poi i palazzi, che sono vecchi e non molto curati”.

 Cosa ti piace fare?

“Le mie passioni sono i videogames, ma anche la musica. In particolare la trap americana, per il flow e perché i testi sono più orecchiabili. Quella italiana è più ignorante parla quasi solo di ‘droga droga sesso’. Ho provato a fare anche un paio di basi musicali e forse un po’ ho contagiato i miei amici nel fargli conoscere quella americana. Ho fatto anche sport per provare a smettere di fumare, ma ho smesso. E non ho smesso di fumare. E poi la grafica”.

 Sei un autodidatta quindi…

“Ho un pc lento e ne sto assemblando uno per poter continuare. Conosco programmi come Photoshop, Illustrator, Indesign, ma anche Blender che è molto utilizzato per il rendering e i videogames. Mi piacerebbe imparare a programmare. Ho comprato un libro di coding, ma mi trovo meglio con i tutorial su YouTube”.

Rimaniamo insieme più di un’ora. Dal tavolo a fianco si alza un ragazzo e si avvicina a noi. “Scusate se mi intrometto ma mi piacerebbe vedere le tue grafiche”. Muheddine alza gli occhi neri e si guarda intorno, poi sorride. Si, parla proprio con lui.

Se vuoi saperne di più sul progetto clicca qui