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CMQ Cultura al Metro Quadro

Il treno del ricomincio e la grande festa della “Ripartenza”. Intervista a Pietro Floridia

Data evento: 20/09/2020 – 00:00

Il Treno del Ricomincio, la grande installazione di arte partecipata di oltre trenta metri, ha proseguito il suo viaggio attraverso la città per arrivare nel quartiere Borgo Panigale, al Giardino Jerzy Popiełuszko. Domenica 20 settembre il treno saluterà il quartiere con la Festa della Ripartenza, in collaborazione con le associazioni del territorio.

Il progetto è stato ideato dagli artisti di Cantieri Meticci e realizzato da tantissimi cittadini che hanno voluto partecipare ai laboratori di costruzione ed assemblaggio del Treno durante il mese di luglio, le botteghe artigiane viaggianti. Il Treno è poi diventato scenografia per spettacoli, spazio espositivo, bottega artigiana, luogo di laboratori, ospitando una rassegna al Giardino Europa Unita, nel quartiere Savena, e una nello stesso quartiere Borgo Panigale.

Abbiamo intervistato Pietro Floridia, regista, drammaturgo e direttore della compagnia teatrale Cantieri Meticci

Partiamo dall’inizio, dalle “botteghe artigiane viaggianti” che hanno attraversato molti quartieri di Bologna esplorando diversi temi. Cosa ci restituisci di questa esperienza? Quale è stato il suo valore per la comunità?

Io credo che il valore delle botteghe artigiane sia stato quello di aver fatto esprimere artisticamente persone che altrimenti non lo avrebbero fatto. Inoltre è stato un tentativo di fare vivere alcuni spazi pubblici della città con attività che mescolano un approccio manuale ad uno più narrativo. A quei tavolini si sono sedute le persone più diverse. E mentre creavano la propria valigia, discutevano, raccontavano, giocavano. Ci sono state belle sorprese. Anche perché quando una persona non è abituata ad esprimersi artisticamente, spesso è una esperienza strana pensare di esprimere la propria opinione con una metafora, realizzando, ad esempio, un collage, o un disegno, o un piccolo manufatto accompagnato da parole. In certi casi, le persone ci hanno ringraziato dicendoci di avere messo a fuoco un loro pensiero in modo diverso. E cosa ancora più importante chiedendoci se potevano continuare questo tipo di attività anche in seguito. Questo è un punto centrale per noi. Portare i processi culturali anche al di fuori dei luoghi propri della cultura, per cercare di fare accendere una fiammella, una curiosità anche in chi nei luoghi deputati, all’inizio, magari, non ci andrebbe. Ed invece avviene che creando un ponte, una gradualità, alla fine qualcuno ci si accosta. La soddisfazione maggiore è quando succede con persone di una certa età. Quando qualcosa di nuovo spunta in chi è già ben oltre l’età della formazione.

Le storie, i manufatti, gli oggetti quotidiani e i pensieri raccolti durante i laboratori delle botteghe artigiane viaggianti sono stati collocati in centinaia di valigie che sono state collocate nei vagoni del treno del ricomincio. Nelle valigie c’è tutto quello che abbiamo deciso di proteggere e conservare. C’è un filo rosso che accomuna le storie e i pensieri raccolti in valigia? Cosa non ha voluto dimenticare la città in questo momento di ripartenza?

Si sono espressi moltissimi bambini. Durante tutta l’estate, non appena finito il lockdown. Per molti di loro erano i loro compagni quelli di cui non volevano dimenticarsi. Le valige che hanno fatto dimostrano quando mancasse loro la scuola. I loro amici di scuola. Nei laboratori fatti alla Montagnola si sono espressi molti migranti e allora ci sono diverse valige che hanno disegni o piccole sculture con frontiere, oppure con uccelli migratori in bilico sul filo, con barchette tra le onde. Credo di potere sintetizzare che il pensiero sia non dimenticarsi di chi è ancora in viaggio, o di chi continua ad essere escluso o ai margini della vita nelle nostre città. Poi ci sono stati laboratori fatti con persone anziane, che quello che chiedono è di non dimenticarsi di loro. Hanno scritto molto della difficoltà di essere connessi. Della grande solitudine, nell’impossibilità di uscire e accedere ai luoghi di ritrovo.

Il treno del ricomincio è un progetto di arte comunitaria. Un viaggio metaforico, da dove e verso dove?

Per noi i tre vagoni significano passato, presente e futuro. Per noi non si dà ricomincio senza i raccordi, senza i ganci che tengono insieme le tre diverse dimensioni del tempo, ma anche le diverse generazioni della vita. Il treno ha voluto costruire occasioni concrete per utilizzare la cultura come strumento di trasmissione di esperienze tra mondi che si parlano sempre meno. Inoltre ha tentato di dare visibilità e, diciamo così, la “potenza dell’arte” a chi parla da posizioni di estrema fragilità sociale, come le persone anziane.

Da dove si inizia a “ricominciare”? Cosa ci ha lasciato, secondo te, questa esperienza?

Io credo e spero che ci abbia lasciato una maggiore consapevolezza che gli strumenti con cui cercavamo di rapportarci al mondo vanno aggiornati. Nel nostro caso mi mi riferisco soprattutto agli strumenti culturali, o meglio alle forme attraverso cui cerchiamo di creare occasioni di scambio culturale. Ecco, nel ricominciare bisogna avere la lucidità di intravedere quello che nella nostra “cassetta degli attrezzi” funziona ancora rispetto a quanto invece non funziona più. E perciò va abbandonato. O trasformato. Il teatro, ad esempio, può dare moltissimo alle persone in questo momento storico. Ma deve farlo sapendo trasformare le ritualità, i luoghi, le modalità di creazione. Se continua così, se non riesce a cambiare diverrà una disciplina sempre più solo per specialisti, quando invece nell’incontro con l’Altro, con contesti impropri, estranei, può innescare processi di cui c’è molto bisogno. Ma questo vale anche per molti altri ambiti: la scuola, le forme della politica…

Hai parlato di Assemblaggio collettivo. Sono molti i rituali e le metafore che attraversano il progetto. Siamo abituati a questo assemblaggio, ad un io che diventa un noi con sconosciuti? O meglio, se non si viene stimolati, si disimpara a farlo?

Purtroppo sono anni in cui la paura aumenta. In cui tante paure diverse attraversano le nostre città. In cui una parte della politica ci soffia sopra. E quando c’è paura ci si rifugia tra i simili. A volta è un fatto anagrafico, a volte sono dinamiche da clan, oppure da gruppo, a volte sono luoghi esclusivi appunto, ovvero il senso di appartenenza data dal censo… fatto sta che l’assemblaggio, la ricerca di punti di contatto con il dissimile è sempre meno cercato. Anche perché il modo di affrontare sfide e difficoltà è, in linea di massima, individuale, voglio dire, sono pochissimi i fronti in cui la mobilitazione e la battaglia è sentita come comune, al punto di trovarci fianco a fianco con chi ha una vita completamente diversa dalla nostra. Di comune purtroppo c’è sempre meno. La nostra speranza e la nostra strategia tenterebbero di andare controcorrente rispetto a questo spirito dei tempi. Anche per questo tornando alla prima questione, quella delle botteghe artigiane, tentiamo di coniugare il lavoro manuale con approcci, diciamo così, più intellettuali o di immaginazione o di attribuzione di un significato alle cose – nel nostro caso si trattava delle valige – perché sono tutti tentativi di fare collaborare con soddisfazione anche persone con un background culturale profondamente diverso. Fare mentre si racconta, realizzare cose poi discuterne i possibili significati sono tutti tentativi di mettere in contatto persone anche molto diverse.

Il treno ha fatto la sua prima fermata al Giardino Europa ed è stato inaugurato il 25 luglio con una grande azione rituale collettiva. Qual è la funzione del rito?

Il rito, in qualche modo, è il tentativo di dirsi che anche se arriviamo da vite completamente diverse possiamo contribuire a creare qualcosa di comune. Per un attimo vi è una sospensione della vita di tutti i giorni, degli status consueti e, come se si fosse in un gioco nel quale possono valere altre regole, si sancisce in forma simbolica l’appartenenza ad una medesima comunità. Nel nostro caso il rito consisteva nel creare la propria valigia, esprimervi un pensiero, quindi attaccarla insieme ad altre centinaia alla rete elettrosaldata di cui è fatto il treno. È un modo di affermare che il proprio pensiero, la propria visione acquista senso anche perché accostata, dunque in relazione alle visioni degli altri. Lo spazio culturale deve essere uno spazio Altro in cui sperimentare forme di relazione diverse rispetto a quelle in cui siamo iscritti tutti i giorni.

Dalla fine di agosto il treno ha ripreso il suo viaggio verso il villaggio Ina di Borgo Panigale con una nuova rassegna di incontri, proiezioni, spettacoli, laboratori. Avete lavorato in strettissima sinergia con le associazioni e organizzazioni del territorio….

Quando abbiamo deciso che avremmo portato il Treno al Villaggio Ina, abbiamo ipotizzato che 30 metri di scenografia in un giardino che di solito accoglie bambini e famiglie che passeggiano, sarebbero risultati una sorta di “invasione aliena”. Una invasione in un territorio che di sicuro non aveva richiesto di ricevere un oggetto così grande di discutibile utilità pratica, a forma di treno. Abbiamo capito fossero necessarie due cose:

1) studiare il contesto in cui andavamo ad operare osservando le persone che frequentano la zona, vivendo il parco per qualche giorno e intuendone sia le dinamiche che le abitudini

2) fare uno studio di contesto anche a livello associativo per mapparne le presenze e conoscerli di persona. Fondamentale in questa fase è stata la collaborazione con l’Ufficio Reti del Quartiere e con il referente di zona della Fiu, oltre che le passeggiate esplorative di quartiere .

Le associazioni le abbiamo contattate telefonicamente e incontrate una ad una. Abbiamo chiesto loro (e questo è stato l’approccio fondamentale per il loro coinvolgimento) non di pensare a un’azione ad hoc per il Treno sul tema della ripartenza, ma di leggere il loro presente e pensare che effettivamente la loro ripartenza sta nelle cose, nelle attività che portano avanti tutti i giorni e che dopo il lockdown avrebbero ripreso. Settembre è da sempre il mese delle ripartenze (della scuola, dei corsi all’università, delle attività sportive,….). Ed è per questo che il treno, in questa caso, è stato pensato come un’occasione di incontro tra associazioni locali e i residenti per presentarsi, farsi conoscere e promuovere le loro attività annuali. Il treno doveva essere un’occasione per dare forza a progetti esistenti, una nuova occasione di incontro. E cosi è stato. La programmazione di eventi è il risultato del mescolamento, del“meticciamento” delle attività di Cantieri Meticci con le associazioni del posto che, attraverso la messa in scena di loro spettacoli, laboratori, presentazione di libri, proiezioni di film, si rendevano pubblici nello spazio pubblico. Ne è emersa una programmazione organizzata da Cantieri Meticci e partecipata da 12 realtà che vorrei citare per ringraziarle una ad una: Biblioteca Borgo Panigale, Il Cimena, Arvaia Soc.Coop Agricola, OPENgroup, Piazza Grande, BIRRRRbanti, Compagnia teatrale CreAzione, Ass. Borgo Alice, APE Onlus – Associazione per l’educazione giovanile, Auser Borgo Panigale, Il Borgo dei Libri, Chiesa Parrocchiale del Cuore Immacolata di Maria.

Il 20 settembre ci sarà la grande “festa della ripartenza”. Cosa ci aspetta?

Dalle ore 16 alle 20 il Giardino diventerà un arcipelago di tante isole quante sono le associazioni, che presenteranno le loro attività per l’anno 2020/2021. Sarà l’occasione per incontrarsi, confrontarsi e conoscersi, sia tra cittadinanza e associazioni, sia tra le associazioni stesse. Alle 16 “Lettura Hula Hoop”, lettura animata a cura di APE Onlus, alle 17 laboratorio manuale per bambini a cura delle artiste di Cantieri Meticci e sempre alle 17 (in contemporanea) Presentazione del progetto “Panigale per noi”, a cura di Fondazione Innovazione Urbana e Biblioteca Borgo Panigale. Alle 18 Spettacolo per bambini a cura della compagnia teatrale con CreaAzione IL SEMINO LUìS: crescere è una vera e propria impresa per un piccolo semino! Ma come fare? Si può crescere da soli o bisogna chiedere aiuto? Grazie alla natura che lo circonda e ai suoi nuovi amici animali, il piccolo Luis vivrà tante avventure che lo porteranno a conoscere il valore dell’amicizia, del coraggio, della generosità e a guardare il mondo con occhi diversi. Attraverso il teatro di figura e la manipolazione di Puppets questo spettacolo si propone di affrontare con i più piccoli il tema della crescita personale attraverso il confronto con la famiglia, gli amici, i meno amici e la solitudine. Tra filastrocche, canzoni e qualche disavventura crescere diventerà una magica esperienza!

Alle 19 ci sarà il rito della ripartenza! Davanti al Treno del Ricomincio, gli artisti di Cantieri Meticci guideranno un rito collettivo di ripartenza, per sancire una ripartenza all’insegna di una cultura costruita insieme. Dalle ore 18.30 tigelle e crescentine preparate dalla Chiesa Parrocchiale del Cuore Immacolata di Maria.