L’esperienza dell’emergenza Covid-19 ha messo nuovamente in luce problematiche già note nei contesti urbani: il lockdown ha fatto emergere con chiarezza l’importanza della collaborazione nelle comunità e delle reti di vicinato per contrastare l’isolamento relazionale. Inoltre, risulta fondamentale un nuovo ragionamento sul tema della mobilità urbana che abbia come focus l’utilizzo della bicicletta come strumento di empowerment particolarmente efficace per le fasce di popolazione più vulnerabile.
Il progetto Abitare la Città, coordinato da COSPE in collaborazione con Salva i Ciclisti Bologna, DAS, Porto 15 e Mondo Donna Onlus ha come obiettivo principale la promozione di processi innovativi di inclusione sociale e culturale attraverso l’incontro tra realtà associative presenti nel territorio e le fasce di popolazione più vulnerabili. Il progetto prevede la costruzione di percorsi di inclusione sociale attraverso due tematiche centrali in una prospettiva di welfare community: l’abitare e la mobilità.
Mobilità sostenibile come strumento di inclusione è una cosa che si fa da tempo. Ma chi l’avrebbe mai immaginato che potesse diventare un eccezionale strumento di emancipazione femminile e di megafono per la rivendicazione di diritti umani e di parità di genere? Bici Libera Tutte, la componente mobilità del progetto, è qualcosa del genere. Un percorso che è nato 3 anni fa dalla voglia di un gruppo di volontari dell’Associazione bolognese Salvaiciclisti di condividere con gli altri la cosa più preziosa che abbiamo: la libertà di spostarci in modo gratuito e semplice, all’interno delle città, coinvolgendo oltre 30 uomini e donne da diversi paesi quali Etiopia, Nigeria, Siria, Albania, Brasile e 20 volontari.
Abbiamo iniziato ad insegnare ad adulti di tutte le età che per ragioni personali non avevano mai imparato ad andare in bici, e ci siamo resi conto dell’esistenza di una immensa platea di persone di varie condizioni che non hanno mai preso confidenza con la bicicletta. La bicicletta ancora una volta si conferma un mezzo di progresso e libertà individuale.
Una di loro, che ha provato a mettersi in gioco, è Amal, 48 anni, profuga Siriana in Italia da un anno e mezzo con il marito ed i figli, la prima allieva del progetto Bici Libera Tutte. Non aveva mai pedalato prima, nel suo paese la bici non è considerato un mezzo adatto alle donne, anche se possono, come in altri paesi, guidare un auto. “In Siria è troppo pregiudizio sulle donne – ci racconta, – mentre quando pedalo qui mi sento bene e non giudicata. Ho conosciuto il progetto tramite l’associazione Mondo Donna, ho deciso di iscrivermi al corso perchè volevo fare qualcosa per me stessa, qualcosa che mi facesse sentire bene. Quando ho cominciato a pedalare ho sentito una grossa sensazione di libertà e felicità; mi sentivo più forte e con più possibilità”.
Una delle volontarie/tutor è Chiara Aliverti, che ha coinvolto anche COSPE nell’operazione Bici Libera Tutte, per portare l’esperienza progettuale, lo sguardo dai territori e l’expertise di sensibilizzazione e campaigning sui diritti umani. “In molti luoghi del mondo – racconta Chiara – l’utilizzo della bici è considerato qualcosa di “sconveniente” o non adatto alle donne. Per queste, poter utilizzare una bici assume una valenza fondamentale nel proprio percorso di vita e di integrazione nel nostro paese.” Lo scorso 26 settembre si è concluso il percorso formativo con una liberatoria biciclettata fra le vie della città che ha coinvolto almeno 200 ciclisti in festa.
L’abitare collaborativo è l’altra componente forte del progetto, presidiata dall’associazione PORTO15. Grazie al progetto è stato possibile attivare un infopoint, ovvero uno sportello informativo dedicato alla tematica dell’abitare a Bologna, con particolare attenzione alla ricerca di alloggi degni e soluzioni abitative coerenti alle proprie esigenze e alla propria situazione esplorando le possibilità offerte dal pubblico e dall’edilizia cooperativa.