Laboratori teatrali e narrativi di comunità, laboratori di clowneria e giocoleria, di video-making e serigrafia dedicati a minori in accoglienza eterofamiliare, ma anche attività ludico-creative per i minori e le famiglie coinvolte in incontri protetti: photolangage, pittura e disegno congiunto, esplorazione e manipolazione di materiali artistici, narrazione e letture ad alta voce.
È il progetto Way-In, promosso dall’Associazione MondoDonna Onlus, insieme ai partner MondoDonna Soc. Coop Sociale Onlus e Dry-Art APS, che ha l’obiettivo di realizzare percorsi ludico-artistici per la socializzazione e l’inclusione dei minori, favorendo partecipazione e dinamiche relazionali.
Abbiamo raggiunto Nicole Romagnoli, educatrice domiciliare di MondoDonna Onlus e counselor in formazione sistemico-relazionale negli incontri protetti.
Nicole, hai seguito gli incontri dedicati al disegno congiunto all’interno di incontri protetti. In cosa consiste?
Il disegno congiunto è uno strumento grafico-interattivo che consente di leggere le relazioni familiari in contesti clinici o, come nel nostro caso, socioeducativi. Viene usato come facilitatore comunicativo, specie con i bambini, dando la possibilità di esprimere liberamente sentimenti talvolta difficili da verbalizzare per loro.
Come sono stati strutturati gli incontri?
Sono stati pensati tre incontri per famiglia. Un primo incontro di accoglienza e di presentazione, che prevede un colloquio conoscitivo con l’adulto ed il bambino. Già nel primo incontro vengono messi a disposizione degli strumenti di lavoro, come fogli di carta e colori, per dar modo al bambino di prendere confidenza con l’ambiente e creare un contesto più definito.
Nel secondo incontro è stata proposta l’attività. Trattandosi di un laboratorio, i tempi e la consegna sono stati meno rigidi; quindi, la famiglia ha svolto diversi disegni, alcuni dove si rappresentavano ed altri dove sceglievano insieme cosa rappresentare.
L’ultimo incontro è stato riportato il disegno fatto insieme, ed è stato chiesto se volessero in qualche modo aggiungere o modificare qualcosa. L’’incontro ha avuto lo scopo di raccogliere considerazioni dei partecipanti e di concludere il percorso.
Qual è il valore di questo strumento all’interno della relazione tra genitori e figli e cosa fa emergere?
Il “fare insieme” di per sé fortifica la relazione tra genitore e figlio. Il disegno, proposto come gioco, permette di sfruttare un canale comunicativo diverso e meno vincolante di quello verbale. Nel disegno congiunto, il bambino può dirigere il genitore, i ruoli si possono alternare o mescolare. Possono emergere alleanze sconosciute, ed il contesto permette di rileggerle in modalità protetta.
Qual è, secondo te, l’aspetto più complesso?
Sicuramente l’aggancio. È un momento fondamentale per creare un ambiente sicuro nel quale i partecipanti possano sentirsi a loro agio.
È molto importante la figura dell’educatore domiciliare che segue l’incontro protetto. Qual è il suo ruolo e perché è fondamentale?
Nel contesto degli incontri protetti l’educatore rappresenta un riferimento per il minore. Conosce già il bambino, il genitore, la loro storia. Nel proporre l’attività di disegno congiunto, gli educatori dei nuclei hanno svolto un ruolo chiave nel momento di aggancio, dandomi modo di svolgere l’attività con una figura vicino a loro che li facesse sentire al sicuro.
Perché è così importante potenziare potenziare l’offerta di attività ludico-ricreative per i minori in accoglienza eterofamiliare e le famiglie coinvolte in incontri protetti sul territorio?
A mio parere è fondamentale offrire strumenti diversi. Questo tipo di progetti mettono a disposizione diversi professionisti, con diverse competenze, per fare in modo che ognuno trovi la possibilità di esprimersi ed esprimere a pieno le proprie potenzialità. Ricordiamoci che “non c’è nulla di più serio del gioco”.
Intervista di Silvia Santachiara