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LXL. Leggere per Leggere Bologna

Leggere come non t’aspetti. Letture in Accoglienza e Letture in Condominio

La proroga di “LXL. Leggere per leggere Bologna” ci ha permesso di sperimentare sul campo due nuovi percorsi di educazione alla lettura, ideati e sviluppati verso la fine della prima annualità. La proposta delle “Letture in Accoglienza” e delle “Letture in Condominio” è nata spontaneamente grazie all’incontro fra le nostre esperienze, sensibilità e desideri durante la formazione curata da Hamelin, in dialogo costante con gli stakeholder di LXL e le istituzioni, le biblioteche, le scuole, le realtà culturali e sociali della città.

Nell’ambito di questi due percorsi e in collaborazione con numerosi attori, in qualità di esperte di “Leggere per leggere”, abbiamo realizzato fino a metà aprile 2023 diverse attività (letture ad alta voce, laboratori, visite in mostra…) per i bambini e le bambine in condizione di emergenza o precarietà abitativa, ospiti in strutture di accoglienza (“Letture in Accoglienza”) e residenti in caseggiati Acer (“Letture in Condominio”).

foto di Margherita Caprilli

Qual è il filo comune di queste due esperienze inedite di promozione della lettura?

Innanzitutto l’obiettivo che le ha ispirate: creare una consuetudine a frequentare i libri e diffondere una passione verso le storie anche al di fuori dei contesti formali e dei luoghi istituzionali della cultura, dove il momento e l’attività della lettura vengono talvolta vissuti come un “obbligo” noioso e frustrante, soprattutto da parte dell’utenza più esposta a fragilità socio-educative. È più facile che i bambini e le bambine diventino lettori e lettrici, se moltiplichiamo le possibilità di incontrare la lettura e le occasioni di familiarizzare con i libri al di fuori della scuola? È più efficace incoraggiarli alla fruizione delle biblioteche, delle mostre per l’infanzia e delle opportunità culturali offerte dal nostro territorio, se accompagniamo loro (e le loro famiglie) a farne l’esperienza?

Grazie alla proroga di LXL, abbiamo potuto verificare queste domande di ricerca iniziali attraverso una progettazione concreta, che ha evidenziato numerosi punti in comune tra le Letture in Accoglienza e in Condominio: il setting del tutto informale delle attività; il tempo di realizzazione, rigorosamente extra-scolastico; l’utenza di riferimento, caratterizzata da background, competenze, aspirazioni molto diverse tra loro. Ma le attività “sul campo” ci hanno rivelato anche l’imprevedibile crucialità di alcuni fattori inattesi: per esempio la necessità di un approccio dal basso e di un lavoro lungo, preliminare, reticolato, per poter realizzare delle iniziative che risultassero veramente coinvolgenti e significative. Oppure, l’importanza di accettare che la ‘postura’ del lettore (quella postura che la maggior parte di noi assume quando legge, fatta di presenza, di silenzio, compostezza e attenzione) non è la stessa o può non esistere all’interno degli spazi informali, dove i corpi sono meno disciplinati e i bambini e le bambine sono pienamente liberi di esercitare il loro diritto a non voler leggere, né ascoltare.

Allo stesso tempo, leggere insieme nella sala di un centro di accoglienza o nel giardino comune di un’area condominiale ci ha fatto apprezzare pienamente l’individualità di ogni lettore o lettrice e la singolarità di ciascun atto di lettura, a seconda di quando, dove, come avviene, chi legge e con chi lo fa. È accaduto, infatti, che nel corso dei laboratori abbiano preso vita delle modalità di lettura inconsuete o ancora inesplorate in termini di postura adottata, risorse impiegate, significati trovati, e che (per forza di cose) questi vari approcci al libro abbiano richiesto una maggiore creatività anche nella nostra attività di mediare le storie per educare i bambini e le bambine al piacere della lettura.

In effetti, il lavoro nelle strutture di accoglienza e nei cortili condominiali è un lavoro di contatto con una complessa stratificazione di soglie: se viene fatto bene, alcune si riescono (seppur brevemente) ad attraversare insieme. Si tratta di soglie linguistiche, culturali, simboliche, sociali. Ed ecco che, di fronte a una tale complessità, anche l’obiettivo dei due percorsi ci è diventato – nel fare concreto – più chiaro: educare i bambini e le bambine alla lettura, aprendola a una dimensione di maggiore eterogeneità e accessibilità, in un senso anche interculturale. Per poter trasformare quest’obiettivo in buone pratiche, la vera sfida sarebbe quella di superare, nel tempo, i limiti dell’intervento ‘episodico’ come quello che LXL ha potuto effettuare, ingaggiando soprattutto gli adulti di riferimento in percorsi di maggiore consapevolezza e continuità. Tuttavia, o sarà una sfida comune e condivisa questa, o non sarà.

Leggere (o provare a leggere) in Accoglienza e in Condominio ci ha messo anche di fronte ad alcune questioni spinose, costringendoci insieme ad Hamelin a interrogarci sul rapporto e sull’equilibrio tra le istanze più prettamente ‘sociali’ e quelle più puramente ‘culturali’ – del resto, la confusione è facile e la tentazione a sovrapporle è forte.

Letture in accoglienza

In merito all’annosa questione, per il momento ci sembra di poter affermare che l’obiettivo dell’educazione alla lettura non è mai strumentale, così come la selezione dei libri che proponiamo non è mai tematica. Lo scopo dei nostri due percorsi non è stato intrattenere o migliorare la qualità dell’accoglienza e della vita in contesti indubbiamente attraversati da forti problematiche sociali, bensì sperimentare insieme ai bambini e alle bambine il gusto della lettura, favorendo l’accesso al libro in una maniera quanto più, e sempre più, inclusiva e paritaria. (Ma, forse, non è più un obiettivo soltanto culturale questo: è un obiettivo anche politico, che esige di essere al centro di vere e proprie politiche culturali).

A proposito di ‘socialità’, non possiamo però negare che l’attività di mediare delle storie per educare alla lettura implica sempre una relazione almeno a tre, che riguarda chi legge, la storia che viene letta e chi la ascolta. In questa relazione spesso risulta determinante la disponibilità delle parti coinvolte a mettersi in gioco o addirittura a mettere in crisi le proprie attitudini, convinzioni, metodologie, canoni di riferimento consolidati. Naturalmente questo vale soprattutto per chi propone le storie (cioè per il mediatore o la mediatrice della lettura), che dev’essere pronto o pronta a confrontarsi – come è appunto successo a noi – con la frustrazione dell’intento originario, o persino con il fallimento dell’attività come l’aveva immaginata.
Per quanto riguarda invece chi ‘riceve’ la storia, ci piace pensare che la mediazione del libro (un po’ come accade con la mediazione linguistico-culturale tout court) sia uno spazio fertile d’immaginazione e di fantasia, in cui i bambini e le bambine possono sentirsi realmente ascoltati, capaci di esprimersi e di scoprire le proprie potenzialità. In una prospettiva culturale, la buona riuscita di quest’atto di mediazione triangolare non dipende tanto dalla relazione tra chi legge e chi ascolta, quanto piuttosto dalla qualità della storia condivisa e del linguaggio messo reciprocamente in campo.

In ultima istanza, potremmo forse affermare che un’attività di educazione alla lettura ha funzionato se ha generato delle conseguenze, imprimendo un effetto sulla vita del bambino o della bambina che ha partecipato al laboratorio. Nel corso delle Letture in Accoglienza e in Condominio ci siamo sforzati di sviluppare alcuni criteri e strumenti per una valutazione equilibrata dell’impatto che hanno (o non hanno) avuto questi due percorsi sperimentali su tutti i soggetti coinvolti; tuttavia, è rimasta la difficoltà di individuare e di misurare in senso quantitativo o qualitativo un’esperienza singolare come quella vissuta da ogni lettore e ogni lettrice, da ogni bambino, bambina e famiglia che abbiamo incontrato.

È più semplice e forse più utile a fini progettuali considerare ciò che i due percorsi hanno prodotto su di noi che li abbiamo condotti e sugli operatori, le operatrici, gli interlocutori con cui abbiamo incessantemente dialogato per l’organizzazione di tutte le iniziative. Dal nostro punto di vista, è stata un’occasione straordinaria di formazione permanente, un’opportunità eccezionale per sbagliare e quindi, più coraggiosamente, per imparare, per migliorare, per ritentare. Rispetto all’intero percorso di LXL, le Letture in Accoglienza e in Condominio ci hanno ricordato che ciascuno ha la facoltà di leggere o di non leggere, di vedere nel libro ciò che vuole, di ricercare le storie che sente proprie e di trovare, nella lettura individuale o collettiva, una sua propria dimensione: anche e soprattutto in presenza di una difficoltà a ‘stare’ negli spazi o nelle storie stesse. In fin dei conti, non è forse la ricchezza di queste possibilità a rendere la lettura un’attività tanto appagante? E cosa sono i buoni libri, se non libri capaci di farci esperire la singolarità di ogni esperienza umana, nell’infinita pluralità delle storie che si possono scrivere, leggere, raccontare?

Maria Chiara Cantelmo, “LXL. Leggere per leggere Bologna”