Vai al contenuto
Quartiere Borgo Panigale - Reno
Navile
Porto - Saragozza
San Donato - San Vitale
Santo Stefano
Savena

Programmare in modo aperto e condiviso le politiche educative per adolescenti

Il Comune di Bologna e la Fondazione per l’Innovazione Urbana da aprile 2022 a luglio 2023 hanno avviato un processo per rinnovare le Scuole di Quartiere e supportare l’innovazione degli approcci educativi verso adolescenti e più giovani, in vista dei prossimi investimenti. In un momento storico che vede le ragazze e i ragazzi in difficoltà, e dopo aver finanziato progetti in tutta la città di Bologna, l’obiettivo è continuare a rinnovare il modello educativo proposto, ampliando linguaggi, relazioni e impatti attraverso un processo che prevede diverse fasi e strumenti, seguendo i principi dell’ascolto, della condivisione, della sperimentazione e della prototipazione. Le Scuole di Quartiere di Bologna hanno fatto da apripista, per passare a politiche stabili con una forte condivisione da parte degli operatori della città, partendo dai bisogni degli adolescenti.

Abbiamo raggiunto Michele d’Alena  coordinatore dall’Area Immaginazione della FIU e Michela Checchi, Responsabile dell’ufficio fondo sociale europeo e progetti di innovazione sociale 0-18 (area educazione, istruzione e nuove generazioni).

Foto di Margherita Caprilli

Michela, Perché il percorso è così inedito anche dal punto di vista del sostegno e dell’approccio amministrativo?

Abbiamo realizzato un percorso di ascolto durato più di un anno che è culminato con l’adozione di uno strumento innovativo a livello amministrativo: una seduta di programmazione condivisa. Di fatto e in modo accessibile, abbiamo promosso la partecipazione della comunità a partire dalla programmazione e dalla definizione delle politiche. Il quadro di riferimento è la riforma del codice del terzo settore che disciplina anche gli Istituti della co-progettazione e della co-programmazione e abbiamo seguito la cornice del regolamento del Comune di Bologna sulle forme di collaborazione tra soggetti civici e amministrazione per lo svolgimento di attività di interesse generale e per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani, che è esecutivo da gennaio 2023. Bologna ha una ricca cultura di processi partecipativi che, attraverso questi nuovi profili procedurali e in linea con quanto sperimentato negli ultimi anni, trovano anche un sostegno amministrativo: la forma in questo caso rafforza la sostanza aumentando la trasparenza dei rapporti tra la Comune e  cittadinanza, conferendo reciproche responsabilità e funzioni e contribuendo allo sviluppo di una cultura di amministrazione condivisa e partecipata. 

Michele, Quale cambiamento volete generare?

Come detto da Michela, la recente riforma del Terzo Settore e il modello bolognese dell’amministrazione condivisa hanno aperto nuove vie con grandi sfide per chi si occupa di politiche pubbliche e di collaborazione. In concreto abbiamo messo al centro le politiche per i più giovani e gli adolescenti trovando un nostro modo per declinare i principi della sussidiarietà e dell’ascolto insieme alla comunità educante, in una città come Bologna. Fondamentale ricordare che è avvenuto dopo due anni di pandemia che hanno toccato particolarmente le fasce più giovani. L’intuizione centrale è stata quella di rendere la collaborazione un approccio strutturale, supportando l’azione amministrativa con un forte lavoro di equipe per creare relazioni durature, con più incontri e con diversi metodi, alternando focus group e momenti pubblici, nei quartieri e in SalaBorsa in centro città. 

Questo approccio  è stato costruito insieme agli educatori ed educatrici, in linea con quella che è stata definita immaginazione civica: giorno dopo giorno, incontro dopo incontro, con approcci che hanno favorito dinamiche maieutiche e con un riconoscimento dei diversi attori, il processo ha avuto diversi momenti che sono culminati con discussioni non simboliche, che hanno reso flessibili processi amministrativi che erano ben descritti su carta ma che in concreto dovevano trovare forma. 

Tra gli obiettivi quello di far emergere passioni e inclinazioni dei ragazzi e delle ragazze. Quali bisogni, sia individuali che collettivi, sono emersi dal percorso?

L’aspetto principale è il rapporto, o il mancato rapporto, che emerge tra città e adolescenti. In tutti gli incontri che abbiamo fatto è emersa con forza la sfiducia che gli adolescenti sentono nei loro confronti, che è all’origine della lontananza che si è generata. Spesso i supporti proposti sono troppo invadenti perché si basano su forme di socialità che hanno ritualità che adesso non ci sono più. Il digitale è un sintomo di questo allontanamento, come lo sono il rapporto con i professori e dirigenti scolastici. Credo che l’insegnamento che dobbiamo trarne sia che attraverso questo percorso di ascolto, che passa attraverso le scuole, i centri educativi, l’uso del digitale, il rapporto con professori e genitori, dobbiamo mettere al centro gli adolescenti per ascoltarli e dare loro gli strumenti affinchè siano loro stessi i protagonisti delle scelte che li riguardano. Si tratta di adottare una scelta rivoluzionaria per la Pubblica Amministrazione, abituata ad essere sempre protagonista. Questo non significa abdicare ad un ruolo educativo, ma utilizzare un approccio pedagogico che abilita, che fa empowerment, non che protegge e vincola. Attenzione particolarmente rilevante va data alla comunità degli educatori ed educatrici del Comune, dei quartieri e del Terzo Settore, centrali e fondamentali nella gestione delle relazioni con gli adolescenti, che hanno evidenziato una carica morale con una forza davvero inedita, come fossero attivisti dell’educazione, per l’attitudine alla cura che spesso va oltre il proprio lavoro.

Questi sono solo due degli aspetti caratterizzanti del percorso ma per una lettura esaustiva di quanto emerso, dei bisogni, delle proposte e dei dati di riferimento e dalle sei tracce di lavoro che abbiamo proposto, che sono il risultato di un anno di percorso di ascolto, vi invito a leggere le schede on line. Infatti altra caratteristica del percorso è la costante rendicontazione: per ogni incontro, c’è un report che si somma a quelli precedenti creando un continuo racconto fatto di citazioni, frasi, cenni. A novembre presenteremo un documento che rendiconta tutto quello che è emerso. 

Michela, guardando al futuro, cosa segue alla programmazione condivisa? Quali i prossimi passi?

L’esito della programmazione condivisa sarà utilizzato per concorrere alla definizione degli strumenti generali di programmazione del Comune di Bologna e come supporto alla motivazione degli atti gestionali conseguenti; come esito specifico di questa sessione è stata redatta una relazione motivata, in ordine agli esiti dell’attività istruttoria ed alle possibili attività ritenute utili, che viene trasmessa all’assessore di riferimento, ovvero Daniele Ara. Gli esiti del procedimento l’amministrazione avranno impatto sugli strumenti di programmazione, di pianificazione generali e di settore e di qualificazione della spesa pubblica del Comune, entrano cioè nei diversi documenti che indirizzano politiche e progetti.

Altro esito naturale di questo percorso potrebbe inoltre essere l’avvio di percorsi di progettazione condivisa con il terzo settore per la definizione di alcuni servizi emersi tra le proposte, proseguendo quindi con un’attivazione dell’ampia comunità di riferimento sempre più abituata ad essere coinvolta.

Dal tuo punto di vista, quale ritieni sia l’impatto di questo processo?

Immagino un impatto culturale, sia sull’amministrazione che sulla comunità educante: l’implementazione, la cura e la gestione di un’amministrazione condivisa e partecipata implicano l’attivazione di una relazione di collaborazione e la costruzione di un clima di reciproca fiducia fra i partecipanti al processo. Il punto è arrivare allo sviluppo di nuove culture organizzative e aziendali che riconoscano che non siamo di fronte a sperimentazioni frutto di coraggiosi e volenterosi operatori ma ad un approccio stabile che deve diventare duraturo.

Oltre al metodo, c’è il merito perché di fronte agli adolescenti nulla si deve dare per scontato, spesso e trasversalmente emergono dati e considerazioni molto radicali, pertanto serve adottare processi, metodi e linguaggi per favorire una collaborazione sana, trasparente ed efficace nello spirito di queste nuove procedure, accettando conflitti e gestioni di punti di vista diversi. Ai più giovani va dato spazio reale, vanno ripensate le scuole come spazi polifunzionali con un continuo supporto alla comunità educante che deve essere resa più protagonista. Poi il digitale e nuovi servizi diffusi in città, pensando a Bologna come ad un sistema che può non solo decidere insieme cosa serve fare ma anche farlo e gestirlo. Quel che è certo è che soluzioni migliori, per il bene comune e l’interesse generale, vanno prese insieme, creando processi duraturi e stabili: l’innovazione amministrativa deve essere centrale, la cura delle relazioni è la premessa.

Intervista di Silvia Santachiara